Incatenati alla lingua (Gellio, Noctes Atticae XVI 3,1 = Favorino T 41 Barigazzi)
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Nel c. 1 dell’Eracle, Luciano racconta di aver incontrato un dotto celta e di aver appreso da lui la spiegazione allegorica del cosiddetto Eracle Gallico, o Ogmio, divinità rappresentata a guisa di vecchio, e in atto di trascinarsi dietro folle di uomini per mezzo di una catena d’oro che va dalla lingua di lui alle orecchie di loro. Qualche anno fa, E. Amato ha supposto che il dotto celta di cui Luciano parla sia da identificare con Favorino di Arelate. Gli argomenti di Amato sono insufficienti, ma l’idea può essere giusta, se si considera che alcune non ovvie citazioni omeriche presenti nell’Eracle lucianeo si ritrovano anche nel De exilio di Favorino, e soprattutto se si considera che probabilmente già Gellio conosceva –e riferiva appunto a Favorino– l’immagine dell’eloquenza come catena che unisce le orecchie di chi ascolta alla lingua di chi parla (NA XVI 3, 1). È dunque ragionevole pensare che Gellio e Luciano abbiano attinto a una medesima fonte, che in effetti potrebbe essere Favorino.
PAROLE CHIAVE: Luciano, Eracle, Ogmio, Favorino, Gellio
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