Riflessione virgiliana sul tragico
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Il duello finale fra Enea e Turno si articola in tre scene distinte. La prima (Aen. XII, 728-790) è dominata dal motivo dell’incidente: la spada di Turno si spezza, mentre la lancia scagliata da Enea contro questi rimane conficcata in un albero sacro. La seconda (791-842) è modulata sul tema dell’errore: sia Giunone sia Giuturna si piegano alla volontà dei fata rinunciando alla volontà di proteggere Turno, sentimento che le ha animate sino ad allora. La svolta drammatica della terza sequenza (843-952), in cui il protagonista uccide il proprio rivale, nasce dal riconoscimento di un atto ingiusto: Enea, che sta per risparmiare Turno, si accorge del balteo che questi aveva rubato dal cadavere di Pallante.
Le tre peripezie della chiusa dell’’Eneide’ paiono perciò riflettere la distinzione aristotelica fra atykhema, hamartema ed adikema trattata sia nell’’Etica Nicomachea’, sia nella ‘Retorica’.
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