La nuova vittoria di Isocrate
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Isocrate ha preferito la cultura e la pratica della retorica non per una personale incapacità di elaborazione logica, ma perché essa era uno strumento più identitario, proprio in quanto antidialettico. La retorica infatti non fonda un umanesimo universale globale sempre aperto (come poteva fare la filosofia), ma, partendo dall'idea che l'uomo greco è già di per sé un universale, è ritenuta più adatta ad esprimere il dato statico, originario e perenne. Il nostro tempo, che, nonostante la globalizzazione (o forse grazie ad essa), riscopre l’identitario, riconosce come a sé familiari le movenze di Isocrate ed è portato a ripetere lo stupefacente errore antico di affidare a chi è riconoscitivo e identitario il ruolo di privilegiato educatore epocale.
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